Il coltello è un utensile da taglio che può essere utilizzato sia come posata in cucina per tagliare gli alimenti, sia come arma. Il termine deriva dal latino cultellus, diminutivo di culter (cioè coltello dell’aratro).
Secondo gli antropologi il coltello è stato uno dei primi strumenti progettati dagli esseri umani per sopravvivere, le prime lame, infatti, furono realizzate con selce o ossidiana.
Esistono molte leggende sull’origine del caffè. La più conosciuta dice che un pastore chiamato Kaldi portava a pascolare le capre in Etiopia.
Un giorno queste incontrando una pianta di caffè cominciarono a mangiare le bacche e a masticare le foglie. Arrivata la notte le capre anziché dormire si misero a vagabondare con energia e vivacità mai espressa fino ad allora.
Vedendo questo il pastore ne individuò la ragione e abbrustolì i semi della pianta come quelli mangiati dal suo gregge, poi li macinò e ne fece un’infusione, ottenendo il caffè.
Il numero 43 nella smorfia napoletana viene rappresentato dalla donna al balcone, questo è un modo di dire prettamente napoletano che rappresenta una persona sguaiata, pettegola, impicciona e maldicente o alla quale piace apparire tanto da essere disposta a tutto.
Le carceri (dette anche galera, prigione, penitenziario, istituto di pena, colloquialmente gattabuia) sono un luogo dove vengono reclusi gli individui privati della libertà personale in quanto riconosciuti colpevoli di reati per i quali è prevista una pena detentiva.
Il vino è una bevanda alcolica, ottenuta dalla fermentazione (totale o parziale) del frutto della vite, l’uva (sia essa pigiata o meno), o del mosto.
Questa bevanda vede la luce già nell’antichità all’incirca nel 1.700 a.C. presso gli egizi, che ne iniziarono la coltivazione e di conseguenza la produzione del vino.
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I soldi sono uno strumento economico, prima della sua introduzione, l’unico modo per scambiare delle merci era il baratto, ovvero lo scambio diretto di beni contro beni. Il baratto, però, era una modalità sì semplice, ma soggetta a diversi problemi, uno dei quali era costituito dai vincoli di tempo.
Nella cultura popolare napoletana si guardava alla quotidianità ed alle tappe fondamentali della vita umana e quindi anche all’ultima, a quella che ognuno di noi spera si arrivi il più tardi possibile, la morte.
Il popolo partenopeo è riuscito, anche in questo caso, a mostrarci l’evento anche da un altro punto di vista, e come di consueto è riuscito a volgerlo a proprio vantaggio assegnandogli un numero.
Secondo la numerologia il 48 avrebbe un qualche significato trascendente ma, rimanendo nel tema smorfia, si può tranquillamente affermare che questo numero non vuole assolutamente avere relazioni con l’aldilà, ma vuole intendere piuttosto la presenza, ancora concreta, del morto tra noi.
La carne ha preso di diritto il suo posto nella smorfia napoletana in quanto, soprattutto nel passato, era considerata un alimento da ricchi, infatti, era difficile trovarla nei piatti della povera gente se non in occasioni davvero speciali.
Il pane è uno degli elementi che appare più spesso all’interno dei sogni. Questo alimento, ancora oggi, è considerato sacro. Esso viene visto come il simbolo della ricompensa per chi ha fatto il suo lavoro